Corriere della Sera

Da: Corriere della Sera – pagina 33, giovedì 27 febbraio 2014. Articolo di Massimo Sideri

Web, porti e strade Come cambiano le «reti» in Italia – Il libro di Pagliaro

«Senza Rete» è un’espressione che può rappresentare mondi diametralmente opposti, seppur vicini: camminare su un filo sospeso «senza rete» può essere sinonimo di coraggio, sicurezza. Ma «essere senza rete» può anche significare essere senza protezione, destinati a un brutto volo. È tra questi due confini, uno di speranza, l’altro forse più di realtà, che si muove «Senza rete. Infrastrutture in Italia, cronache del cambiamento» (124 pagine, 20 euro, Guerini Edizioni, 2,77 euro nell’edizione ebook) scritto da Beniamino Pagliaro, organizzatore della conferenza State of the Net, sullo stato di Internet in Italia. «Senza rete il Paese è cresciuto finché ha potuto» concede l’autore in un passaggio del libro. Il singolo si arrangia, è coraggioso, ci prova. Il collettivo, dunque il Paese, rischia di cadere e rompersi l’osso del collo. In effetti, dandole quasi per scontate, noi siamo le nostre infrastrutture. Le nostre stesse azioni dipendono dalla loro qualità, sia quando ci muoviamo fisicamente su ruote, binari o a piedi, sia quando navighiamo su Internet. Lettere che viaggiano, email che partono con un clic, treni, auto, taxi, scarpe. «Scrivere di infrastrutture e trasporti – realizza Pagliaro – significa anche chiedersi dove è iniziata, e perché, una strada». «Senza rete» non è dunque solo un libro sul digital divide come verrebbe da pensare leggendo il titolo – ormai Rete per tutti noi è sinonimo di Internet, web, e dimentichiamo che le «reti» sono molteplici. «Nei 4 principali ambiti della logistica, l’Italia presenta un quadro di grande disordine, diffusa insoddisfazione, con casi di eccellenza». Il «divide» è online e offline. Ciò che dovrebbe unire alla fine, se non c’è, divide. «L’Italia tutta pare divisa in due, immersa in un viaggio a diverse velocità. I porti sono troppi e poco interconnessi, gli aeroporti sono troppi e gestiti sommariamente. La rete autostradale è spesso insufficiente nelle aree nevralgiche dell’economia e arretra altrove, con meccanismi di concessione tutti da studiare». Container, chilometri, snodi ferroviari, import, export. I numeri raccolti nel libro suffragano la tesi dell’autore. Che si può riassumere in un cambiamento senza cambiamento. Dall’invenzione dei container di Malcom Mclean alla rivoluzione delle compagnie low cost con Ryanair fino all’arrivo del «Disintermediatore» per eccellenza, Internet, con i suoi campioni come Amazon noi siamo rimasti all’insostenibile leggerezza degli annunci di progetti portuali mai partiti, al dilemma della Tav, alle ventiquattro (ventiquattro!) autorità portuali italiane. La cronaca non mente.

 

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